mercoledì 4 settembre 2013

Fra trenta o quarant'anni

Ciao a tutti.

Vi capita mai di pensare a come sarete tra 20, 30 o 40 anni?
A come sarà la vostra vita?
Se sarete in pensione e avrete dei nipotini?
Ma soprattutto, riuscite ad immaginarvi ancora in sella quando la vostra età sarà uguale o superiore al numero di cavalli della vostra moto?

Io si, a volte ci provo, e mi piace pensare che a 70 e più anni suonati, sarò ancora a scorrazzare in moto per le nostre colline e i nostri passi, magari con una moto di piccola o media cilindrata, più leggera e gestibile dei draghi a 2 ruote a cui siamo abituati adesso; ma con la stessa voglia e lo stesso spirito di scoperta che mi spinge adesso ogni volta che mi vesto per un giro.

Qualche tempo fa, era il settembre del 2010 credo, stavo facendo un giro in moto da solo verso Norcia; era mattina presto, l'aria era fresca e in giro non c'era nessuno.
Dopo una ventina di minuti ho iniziato a sentire il suono di una moto che si avvicinava, ogni curva più vicina, sempre più vicina, fino a quando mi sono visto superare da una Kawasaki nera che avrà avuto almeno 30 anni, guidata da un signore in giubbotto di pelle nera che a occhio e croce avrà avuto almeno il doppio degli anni della moto.
Colpito nell'orgoglio (io e la mia modernissima enduro teutonica non potevamo subire questo smacco), ho iniziato a stargli dietro, faticando non poco, perchè questo signore guidava il suo mezzo con gran mestiere, pennellando curve perfette, senza mai ricorrere troppo al freno, ne troppo all'accelerazione; guidava "pulito" per intenderci, dando l'impressione a chi lo seguiva, che quello che stava facendo fosse la cosa più facile del mondo.

Arrivati finalmente in cima a Norcia (ero riuscito a stargli attaccato, sudando sette camicie), ci siamo fermati davanti ad un piccolo bar, e a quel punto il mio occasionale compagno di strada si è tolto il casco, mostrando una folta chioma bianca e profonde rughe che gli solcavano il volto; mi ha guardato sorridendo e mi ha detto:

"Niente male per un vecchietto eh? Vieni che ti offro il caffè, te lo sei meritato."

Chiacchierando davanti a quel caffè ho scoperto che quel signore si chiamava Ezio e aveva 82 anni, e la moto che guidava con tanta naturalezza era la famigerata Kawasaki 500 Mach 3, soprannominata anche "la bara volante", per la sua viscerale inclinazione a non frenare poi molto.

Ezio mi ha raccontato tutta la sua storia di motociclista, di quando guidava quella del padre a 13 anni senza patente e che tanto erano altri tempi e si poteva fare, della prima Honda che aveva avuto a 20 anni, e che aveva venduto perchè a 22 si era sposato e gli servivano i soldi, poi era rimasto a piedi qualche anno, sovrastato dalle spese della famiglia e della casa.
Ma nel 1971 il lavoro andava benino, la casa era pagata e il concessionario sotto casa sua aveva appena messo in vetrina quella che sarebbe diventata di li a poco la sua moto; fu amore a prima vista, e lui la comprò sapendo bene che sua moglie, che aveva perso il padre in un incidente stradale, non gli avrebbe mai permesso di guidarla finchè fosse stata viva.
E infatti andò così, Ezio aveva fatto solo 2.000 km in 36 anni, e la guidava solo quando la moglie in estate andava a trovare qualche giorno la sorella al mare, il resto dell'anno quel gioiellino rimaneva al sicuro sotto un telo, inutilizzata ma coccolata come un figlio.
Nel 2008 però, la moglie era mancata, e solo allora Ezio, che era stato un marito rispettoso e fedele, aveva ricominciato ad utilizzare quella moto che aveva comperato quasi 40 anni prima, e che era stata la testimone di gran parte della sua esistenza.

Ezio mi ha raccontato che, a 82 anni suonati i riflessi non erano più quelli di una volta e sapeva che non avrebbe mai fatto quel lungo viaggio in moto per i passi dooomitici che aveva sempre sognato, però dopo tanto tempo era tornato a godersi la sua passione con la moto che aveva sempre desiderato e che adesso lo accompagnava lungo le sue scorribande per i colli umbri; e che la soddisfazione che gli dava un saluto ricambiato tra motociclisti e un caffè e 4 chiacchiere in cima ad un passo era assolutamente unica, era una cosa che lo faceva sentire vivo.

E io mi sento ancora piuttosto orgoglioso di essere entrato a far parte del bagaglio di ricordi di Ezio, che non ho più incontrato, ma che non dimenticherò mai.

Spero di non avervi annoiato con questa storia, ma mi sembrava inerente all'argomento di oggi, perchè ogni volta che mi immagino tra 40 anni, mi vedo come Ezio, in sella ad una moto vecchia ma a cui sono legato e di cui mi fido, in giro per le colline della mia regione a godermi il panorama e la strada, e a sentirmi vivo facendo qualcosa che amo.

E voi come vi vedete tra 30 o 40 anni?

Appenderete giacca e stivali al chiodo o  starete ancora sul pezzo?

Sarete dei genitori / nonni apprensivi o spingerete i vostri figli / nipoti verso la vostra passione?

Fatemelo sapere se volete, e nel frattempo:

Lamps